Quando Eduardo faceva propaganda (Il Messaggero)

di Fabio Ferzetti, del 31 Ottobre 2014

Da Il Messaggero del 31 ottobre

Anche Eduardo fece un film di propaganda, anzi ne fece vari. Proprio così. Il grande maestro del silenzio e dell’ambiguità, l’inventore di una lingua teatrale particolarissima, che impastava arcaismi e espressioni rare con il napoletano popolare, il cesellatore di battute passate in proverbio per la loro ambivalenza, capaci di essere intese da tutti anche se ognuno gli attribuiva un significato diverso, cedette all’urgenza dei tempi e interpretò alcuni brevi filmati di propaganda che sfruttavano la sua grande popolarità.
Ma il bello è che fu così abile, così insinuante, così capace di dire e non dire, di far intendere una cosa e il suo contrario, in breve fu così profondamente eduardiano da sabotare in certo modo quei film rendendoli del tutto ambigui, dunque di fatto inservibili.
Questo rovesciamento, così ironicamente vicino all’essenza del suo teatro, si produsse almeno due volte a breve distanza di tempo. Nel 1948 per le elezioni, e poi di nuovo nel 1949-1950, per il piano Marshall. Scomparsi nel nulla e ora ritrovati e restaurati dalla Cineteca Nazionale, questi due cortometraggi sono tra le rarità che arricchiscono in questi giorni le celebrazioni per il trentennale della morte del grandissimo uomo di spettacolo, a partire da quelle che si terranno oggi a Napoli all’Università Suor Orsola Benincasa.
SOGNO E REALTÀ
Nel primo, mai visto finora e intitolato Sogno e realtà, De Filippo è ubriaco e parla con voce impastata a un gruppo di compagni di bevute di cui vediamo solo l’ombra mentre scivola sempre più sbronzo sotto il tavolo continuando a parlare a ruota libera dell’importanza delle elezioni, perché «anche un solo voto può decidere il bel tempo o la pioggia»… Fino a quando non si sveglia in camera da letto e capiamo che era tutto un sogno, ma se non si sbriga a trovare la scheda non farà davvero in tempo a fare il suo dovere di cittadino, come ammonisce una voce all’altoparlante per strada.
Il secondo inedito, intitolato seccamente Monologo, è più lungo (dieci minuti contro circa tre) e ancora più interessante, come dimostra tra l’altro un prezioso libretto curato dal suo scopritore, Sergio Bruno, edito da Rubbettino con la Cineteca Nazionale. Eduardo infatti si rivolge dal suo balcone, proprio come nella famosa scena del caffè di Questi fantasmi, a un invisibile «professor Santanna», per farsi spiegare in cosa consistano gli aiuti del Piano Marshall e i loro possibili effetti.
Tutto è molto accurato in questo piccolo film, probabilmente fatto sfruttando le scenografie di Napoli milionaria, che De Filippo girava proprio in quei mesi. Eduardo è il cittadino medio, l’italiano che sa e non sa, che spera il meglio ma soprattutto vuole capire meglio. E poiché parla direttamente alla macchina da presa, la sua curiosità è subito la nostra. Ma anche i suoi dubbi diventano i nostri, perché più cose scopre sugli aiuti in arrivo dagli Usa, più si accalora augurandosi che risolvano i problemi dell’Italia, più sul suo volto si dipinge un irriducibile dubbio («Eh, e che volete… perché se uno mi fa una cortesia, non so, una gentilezza, in un modo o nell’altro io mi devo disobbligare..Eh?»).
Così non stupisce se tanti anni dopo, nel 1982, nel suo famoso discorso al Senato, il senatore a vita De Filippo avrebbe deplorato proprio quegli aiuti «esagerati» che facendoci «entrare nel dopoguerra come protagonisti non paganti» avrebbero «falsato tutto lo sviluppo delle nostre sacrosante aspirazioni…».
Un discorso che oggi verrà riproposto proprio in Senato durante la commemorazione del grande uomo di teatro. Ancora una volta, malgrado tutta la sua voluta, sapiente ambiguità, profetico Eduardo.

di Fabio Ferzetti

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