Oriana alla guerra Scritta (Corriere Fiorentino)

del 4 Settembre 2012

Dal Corriere Fiorentino – 22 agosto 2012
«Oriana Fallaci scrittore»: c’è scritto così, al cimitero degli Allori, sulla lapide della più famosa giornalista italiana. Tre parole. Ed è quello il titolo scelto dalla giovane studiosa fiorentina Letizia D’Angelo per analizzarne minuziosamente tutta la produzione giornalistica e letteraria. Un viaggio tra biografia e leggenda, un filo di Arianna lungo un labirinto di infinito inchiostro: 77 anni di vita e oltre cinquanta di carriera. Dai reportage sull’Europeo alle interviste con la Storia e con il Potere: gli incontri con Kissinger e Gheddafi, l’amore immortale per Alekos Panagulis, nella vita e sulle pagine. Fino alle rabbie e agli orgogli post 11 settembre.

Un percorso molto da maledetti toscani: dal modello Malaparte, amato fin dagli esordi, alla vita parallela con Terzani, lui placido guru, lei eterna incazzata. Eppoi i libri. Da Penelope alla guerra a Lettera a un bambino mai nato, da Un Uomo a Insciallah. Ogni volume un best-seller. Ogni intervista, uno scontro: da Khomeini a William Colby. E ogni viaggio una guerra, dal Vietnam al Libano, dall’offensiva del Tet alla sparatoria di Città del Messico nel ’68, in Piazza delle Tre Culture, lei data per morta e invece già pronta a dettare il pezzo da un letto d’ospedale. Ma questo libro non è agiografia, anzi per nulla. È analisi puntuale di tutti i suoi scritti, una ragnatela di riferimenti e confronti, di modelli e paragoni, da Proust fino a Jack London. Ed è anche la storia di un giornalismo che cambia, sempre più in catene sul fronte di guerra – oggi – sempre più televisivo, sempre meno libero e più «embedded». Aveva detto lei: «Su ogni esperienza professionale lascio brandelli d’anima» e, prima di andarsene, ha scritto la sua saga familiare, quel Cappello pieno di ciliegie in 648 cartelle affidate al nipote Edoardo.

Di Gabriele Fredianelli

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