Non disprezzate i cinepanettoni: sono un fenomeno (Il Giornale di Brescia)

del 2 Maggio 2013

Da Il Giornale di Brescia del 1 maggio 2013

Con questo libro vorrei riuscire finalmente a indagare un fenomeno cinematografico che è arrivato a una tale popolarità e a una tale longevità, nonostante sia detestato praticamente da tutti. Da non italiano è stato proprio questo dilagante disprezzo a incuriosirmi e farmi venire la voglia di studiare il cinepanettone». Così scrive Alan O’Leary, professore all’Università di Leeds, presentando il proprio saggio «Fenomenologia del cinepanettone» (Rubbettino, 152 pp., 14 Euro). Studioso di cinema italiano e storia culturale italiana (è autore del volume «Tragedia all’italiana» sulla rappresentazione del terrorismo nel cinema), O’Leary, irlandese, non circoscrive l’analisi alla rassegna dei vari film o alla loro storia e alla loro fortuna (o sfortuna) di critica e di pubblico, ma realizza un’indagine sociologica sull’argomento, utilizzando strumenti di ricerca e di ermeneutica messi a punto dagli studiosi di religione. In tal guisa giunge a identificarsi con il pubblico dei cinepanettoni, mantenendo però ben saldi i principi dell’oggettività, al fine di sviluppare una specie di tassonomia del genere e di motivarne il successo.
Prof. O’Leary, l’uso del termine «fenomenologia» richiama alla mente il celebre saggio di Umberto Eco «Fenomenologia di Mike Bongiorno». C’è qualche analogia? Eco fornisce un modello imprescindibile per tutti noi che ci occupiamo della cultura di massa, ma ci tenevo nel libro a distinguere il mio tono dall’approccio ironico di Eco. È chiaro che Eco tratta Mike Bongiorno e il suo pubblico come ” altro” . Perfino l’uso che fa della polisillaba «fenomenologia» suona più come una presa in giro. Io invece ho seguito l’esempio di studiosi della religione come Ninian Smart, per cui «fenomenologia» rappresenta un «tentativo di raggiungere un’oggettività empatica o una soggettività neutrale» verso il fenomeno preso in esame. Per me, fenomenologia sta a indicare un approccio che prende sul serio l’esperienza e i gusti dei pubblici per i cinepanettoni, ed offre un’analisi neutrale degli stessi film.
Quali strategie narrative utilizzano i cinepanettoni? Difficile rispondere in poche righe, trattandosi di una forma complessa evolutasi nel corso di trent’anni. I cinepanettoni doc sarebbero i film diretti da Neri Parenti a partire da «Merry Christmas» (2001), commedie generazionali che si svolgono in località straniere da sogno. Caratteristica comune è la trama costruita su storie parallele, incentrate su Boldi e De Sica e i momenti più spassosi sono quelli in cui i due finalmente si incontrano, spesso in uno spazio ristretto, come in una doccia. I vari «Vacanze di Natale», invece, seguendo il modello del film dei Vanzina del 1983, sono «ensemble comedies» tipicamente contenenti una colonna sonora dei tormentoni estivi dell’anno, elemento fondamentale per l’impatto dei film. Altri film accentuano la satira dei costumi maschili e dell’ omosocialità (tema ricorrente) e spesso prendono la forma di film a episodi. Un ulteriore gruppo, poi, si caratterizza per il tono parodico e per le citazioni di altri film. E così via. Insomma, una varietà che sfida il mito secondo cui i cinepanettoni siano «sempre uguali». Lei dichiara che a guidarla sono stati due autorevoli studiosi del ruolo della cultura popolare: uno è Pierre Bourdieu che ha indagato sulla funzione sociale del gusto. Può spiegare la relazione?
Bourdieu mi serve per contestualizzare il diffuso disprezzo per i cinepanettoni. Il sociologo francese ha dimostrato che l’apprezzamento di un prodotto culturale non è questione di un giudizio innato e individuale; è invece qualcosa che si acquisisce, legato alla classe sociale e al “capitale culturale”. Il cinepanettone è considerato di basso livello culturale e questo disprezzo è segno di posizione sociale privilegiata, se non necessariamente in termini economici, almeno in quelli culturali. Spesso si traduce questo disprezzo in termini politici: il cinepanettone infatti sarebbe “di destra”, così come i suoi spettatori. L’altro è Mikhail Bakhtin, che ha studiato la carica trasgressiva della comicità carnevalesca…
Il carnevale storico era un periodo di morte simbolica e rinascita durante il quale l’intera comunità veniva coinvolta in un rovesciamento delle gerarchie sociali e in una sospensione dei normali codici di comportamento. Il cinepanettone si presta a un’analisi in termini carnevaleschi. Il ricorso a un linguaggio volgare, il mettere in ridicolo pretese culturali e il ribaltamento delle normali convezioni morali che mette in atto, corrispondono alla comicità carnevalesca teorizzata da Bakhtin.
Lei osserva che cinepanettone pone spesso in evidenza le nudità grottesche del corpo maschile.
Mi colpisce il modo in cui il corpo nudo di Boldi, spesso fatto vedere nei film, è reso invisibile dalla critica, quasi come se si trattasse di una rimozione. Boldi incarna alla perfezione il corpo grottesco descritto da Bakhtin, aperto al mondo esterno, con l’enfasi sugli orifizi e sulle protuberanze. Flaccido, sudato, a volte incontinente, Boldi rappresenta l’opposto, e l’equivalente parodico, del fisico tonico, abbronzato e perfetto della starlette di turno.

Sergio Caroli

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