Mio padre, un ragazzino con un burattino per amico (La Repubblica)

del 26 Gennaio 2015

Carlo Rambaldi

Il mio Pinocchio

95 dipinti per il racconto di Carlo Collodi

Da La Repubblica del 25 gennaio

Carlo Rambaldi ha sempre pensato a Pinocchio. Fin da bambino mio padre lo ha sognato, lo ha plasmato con la creta, ci ha giocato. In una parola, lo ha amato. Era il suo personaggio di fantasia preferito, il suo eroe adolescenziale, quello che più di qualunque altro stuzzicava la sua immaginazione. Per Carlo, Pinocchio era Moro dei libri. A casa ne custodiva una preziosa collezione, alcuni molto antichi, e persino diverse edizioni in lingua straniera. Forse perché Pinocchio un po’ rispecchiava la sua personalità, così dinamica e vivace. Infatti, anche al futuro ‘mago” degli effetti speciali per il cinema, da ragazzo piaceva fare gli scherzi. Nel piccolo paese natale, raccoglieva intorno a sé un manipolo di amici e insieme a loro, attraverso burle innocenti di ogni tipo, si divertiva a studiare le reazioni, osservare i comportamenti delle sue “vittime”. Ai suoi occhi, quel burattino magico era l’amico perfetto, con il quale partire per mille avventure e condividere momenti felici. Una volta, per un progetto televisivo, ne costruì uno tutto suo, cercando però di rispettare, almeno in parte, i disegni degli illustratori originali della fiaba. Studiò molti tipi di legno, selezionandoli per individuare le venature giuste, l’esatto colore e aspetto. Poi, duplicò il legno in materiale plastico. Ne venne fuori un capolavoro di tale simpatia e stile da essere esposto anche in Giappone.
Queste tavole, realizzate in tempi recenti per i propri nipotini, rappresentano un tributo affettuoso e personalissimo alla saga di Collodi, che lo aveva così tanto appassionato da ragazzo. Carlo come Pinocchio, dunque, ma anche come il suo creatore Geppetto, per continuare a disegnare e costruire pupazzi ai quali dare un cuore e una vita cinematografici. Ma soprattutto un’anima umana, la stessa che continua a pulsare in Pinocchio oggi, icona e simbolo immortali del fanciullo che è in noi, nell’immaginario collettivo di infinite generazioni di adulti e bambini.

Victor Rambaldi

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