La “commedia umana” della politica italiana in un libro di Rubbettino (Huffingtonpost)

di Corrado Ocone, del 4 Luglio 2016

Saro Freni

Lettere dall’Italia

Fatti e personaggi, commedie e commedianti

Da Huffingtonpost del 4 luglio

A quale distanza porre l’oggetto della politica, fosse pure quello minimo dei fatti e personaggi della nostra vita pubblica? E, in conseguenza, quale retorica, quale stile di racconto adottare, per far capire qualcosa di fatti e circostanze concrete a chi ci ascolta, soprattutto se costui è un lettore straniero che poco o punto sa o afferra della nostra quotidiana e eccentrica vita politica? Non so se per caso, o riflettendoci, Saro Freni ha risposto in maniera eccellente all’una e all’altra domanda con le sue lettere dall’Italia. Fatti e personaggi, commedie e commedianti (Rubbettino) che si presenta oggi a Roma presso la Fondazione Einaudi.
Il caso di cui diceva è l’occasione che negli anni scorsi a Freni ha dato la “Rivista di Locarno” di scrivere delle corrispondenze per far capire al lettore della Svizzera italiana, che è un posto geograficamente e culturalmente vicino e distante al tempo stesso al nostro paese, cosa in esso accadesse o meglio cosa significasse in concreto quel “teatrino” che ogni giorno viene messo in atto sulla nostra eccentrica scena politica.
Freni ha preso sul serio l’incarico e si è posto anche lui, che pure ben informato era ed è, a debita distanza dall’oggetto esaminato: né troppo lontano da giudicarlo una manifestazione irrilevante o poco interessante, né tanto vicino da perdere quella vena di scetticismo e disincanto che è la cifra di queste pagine. I protagonisti ne escono ampiamente ridimensionati e, in qualche modo, anche ridicolizzati. Il disincanto di Freni non assume mai l’aspetto del menefreghista o dell’indignato, cioè le cifre dell’antipolitica, bensì quello dell’ironia lieve e puntuta della migliore tradizione british. Che, fra l’altro, ha sempre come riferimento “l’uomo qualunque”, ma nel senso della persona semplice e di buon senso, che capisce a naso dove è il giusto delle situazioni e chi ha di fronte e che, in più, ha quasi innato e naturale il proprio spontaneo senso del dovere e dell’onestà. Che, fra l’altro, non ha necessità di sbandierare o ricalcare.
Freni prende sul serio la metafora del “teatrino” che qualcuno, che pur ne faceva parte a pieno titolo (come egli dice), coniò tempo fa. È una vera e propria comédie humaine quella che ci offre: una sfilata di “maschere” umane di cui l’autore, armato della sua ironia (che a volte giunge a punti esilaranti), mette in luce pregi (pochi) e vizi (tantissimi). Come in tutte le commedie che si rispettano, anche in quella messa in scena da Freni c’è spesso un rivolgimento inatteso di parti: i “grandi eroi dell’onestà” si scoprono “umani, molto umani” coltivatori di vizietti italici (Ingroia, Di Pietro, ma anche un “sindaco per caso” quale Marino); gli ideali di giovinezza più radicali si infrangono al cospetto di un piccolo taglio sul vitalizio (Capanna) o del “tengo famiglia” (Alemanno); i più accaniti difensori della gente che lavora si scopre che non hanno mai lavorato e, pur di continuare a non lavorare, son disposti a diventare da europeisti e secessionisti che erano antieuropeisti e sovranisti quali sono (Salvini). E via di questo passo.
Freni non salva né la destra e né la sinistra, ma lo fa, ripeto, non con le armi dell’indignazione (finirebbe per partecipare anche lui al teatrino) ma con quelle dello scetticismo e della decostruzione ironica. A un certo punto dice, a proposito non mi ricordo bene di chi, che non tutte le persone intelligenti sono ironiche, ma che tutte le persone ironiche sono intelligenti. Concordo e vale anche per lui. Solo non prendendo le cose e gli uomini, compreso se stessi, troppo sul serio, è possibile capire di più della realtà che ci sta attorno e assumere un atteggiamento più onesto davanti alla vita. Prima di ogni grande Onestà, sbandierata o richiesta, c’è questa semplice onestà umana. Ripartiamo da qui, casomai godendoci queste pagine profonde, ma anche godibilmente leggere, scritte in un perfetto italiano, sotto l’ombrellone in una spiaggia.

di Corrado Ocone

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