L’Isola di La Cavera, «piccolo profeta disarmato» (La Sicilia)

di Mario Barresi, del 8 Agosto 2012

Da La Sicilia – 8 agosto 2012
“L’Eretico”: la biografia di Amadore fra imprenditoria, politica e sentimenti
Per capirci qualcosa in più di questa terra allo sfascio ci vorrebbe proprio – e per questo ci manca ancora di più – quel «piccolo profeta disarmato». Che della nostra isola aveva un’idea talmente lucida da poter essere “riciclata” come patrimonio per il governatore che verrà: «Capisco che le cose siciliane sembrano contraddittorie, ma alla fine si dimostra il contrario. C’è bisogno di un presidente che se ne freghi delle beghe nazionali, che si preoccupi dello sviluppo locale prima di tutto. Milazzo è lontano e non c’è nessun Mattei in giro. Si tratta di mettere insieme le forze disponibili a fare politica e non a guardare ai propri interessi personali o di bottega. Se penso a quanti soldi buona parte dei partiti e dei politici del passato si sono fregàti. E ripeto: fregàti… ».
Così parlò Mimì La Cavera: «liberale contro la razza padrona» nella definizione di Nino Amadore (giornalista del Sole-24 Ore), autore di L’eretico (per la collana “Storie” di Rubbettino), una biografia illuminata e illuminante, che intreccia la vita e il pensiero del “papà” di Sicindustria con la storia della seconda metà del “secolo veloce” e con la rugiada dei Duemila.

Morto a 95 anni nel febbraio del 2011, l’ingegnere Domenico La Cavera detto Mimì è tutt’ora uno scrigno di idee e di esperienze per l’Isola che non c’è. Dai vertici di Confindustria (con cui ruppe platealmente, con l’onta della cacciata) a Vittorio Valletta (che convinse a portare la Fiat in Sicilia), da Peppino Alessi al suo «caro amico» Emanuele Macaluso, dagli scontri con don Luigi Sturzo all’epoca della Sofis, a Vittorio Nisticò e Vito Guarrasi. Fino ai giorni nostri, al sostegno ai suoi “nipotini” prediletti: Ivan Lo Bello e Antonello Montante, protagonisti di una svolta che La Cavera appoggiò: «Con loro molte cose cambieranno», fu la profezia di Mimì.

Personaggio tutto d’un pezzo ma allo stesso tempo complesso e complicato: stimava Silvio Milazzo e consigliava Raffaele Lombardo. «Uomo di larghe vedute democratiche e sociali», come scrive il presidente Giorgio Napolitano. Ma anche simpatico. «Maledettamente simpatico», scrive Amadore, che racconta di una grottesca intervista dell’afoso luglio del 2009 in cui “Nuvola Rossa” accolse il cronista in mutande. Nel libro i retro scena del pranzo con Andrea Camilleri, ma soprattutto l’amore con «la donna più bella d’Italia»: Eleonora Rossi Drago, diva e divina, conquistata con charme siculo e pazienza: «Le piacqui perché cercai di rassicurarla».

E infine l’eredità. Un problema che Amadore pone con onestà intellettuale contro «un certo blocco di potere» che provò e prova «ad alimentarne l’oblio». Ma non sarà facile averla vinta, contro Mimì l’eretico.

Di Mario Barresi

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