L’Europa? È a forma di gabbia (Il Giornale)

di Giampietro Berti, del 22 Luglio 2015

Da Il Giornale del 22 Luglio

Non potrebbe esserci un saggio di maggior attualità di quello che porta la firma di Antonio Patuelli uscito in questi giorni presso l’editore Rubbettino: Nuova Europa o neonazionalismo (pagg. 121, euro 10). La tesi di fondo è ben riassunta dal titolo del volume: per Patuelli o si elabora una nuova idea d’Europa, o si torna
in balia di un nazionalismo incontrollato e antistorico. L’autore sostiene che la storia europea,
a partire dal Trattato di Maastricht, ha visto negli ultimi vent’anni un significativo conseguimento di traguardi per la realizzazione di quell’Europa unita già auspicata da molti liberali fin dall’Ottocento, a cominciare da Cavour. Naturalmente, la conquista più importante è stata l’euro. Secondo l’autore, tuttavia, siamo ancora lontani dall’obiettivo di una vera unità, perché l’Europa non può essere solo un’area monetaria. Ciò che manca è la premessa fondamentale, riassumibile in una vera identità etico-culturale in grado di dare avvio ad una nuova riflessione progettuale. Il problema, insomma, è politico: si tratta di dar vita ad una vera e propria Costituzione della Ue. Patuelli, pertanto, polemizza con coloro che criticano l’euro, fino ad auspicare l’uscita dall’Unione; una scelta che, a suo giudizio, produrrebbe effetti devastanti di natura politica ed economica, perché implicherebbe una svalutazione, con conseguente fuga dei capitali. Ancor più, porterebbe la democrazia italiana lontana dai modelli delle democrazie occidentali, accostandola ai peronismi sudamericani. Si darebbe fiato ad un neonazionalismo autarchico. Patuelli ricorda che non ci sono scorciatoie per uscire da questa crisi, la quale non è la crisi del capitalismo, ma una crisi nel capitalismo. Tutte questioni, dunque, che vanno risolte
senza irrazionali fughe in avanti.
Detto questo, osserviamo, però, che Patuelli non sembra tenere in debito conto l’evidente sproporzione di potere tra la Germania e la Francia (soprattutto la Germania) e diversi altri Paesi dell’Unione. Una sproporzione che non si può definire una dittatura, ma che certo ostacola l’instaurazione di rapporti paritari. L’unità non può comportare la limitazione o il condizionamento della sovranità degli Stati membri, come in questi giorni il caso greco pare dare conferma. Naturalmente, concordiamo con la considerazione dell’autore che i debiti vanno pagati. Ma l’Europa dei trattati è senz’anima, e assomiglia a una gabbia burocratica.

Di Giampietro Berti

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