L’Europa del disincanto. Dal ’68 praghese alla crisi del neoliberismo (Aisseco.org)

del 6 Marzo 2012

Da Aisseco.org – 29 febbraio 2012
Recensione di L’Europa del disincanto. Dal ’68 praghese alla crisi del neoliberismo, Francesco Leoncini (a cura di), Rubbettino, Soveria Mannelli, 2011.
[…] Specialista di storia dell’Europa centrale, Francesco Leoncini ha focalizzato nel corso di una lunga carriera di docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il suo interesse sulla Boemia ovvero sulla Cecoslovacchia.
In particolare ha dedicato una cospicua parte della sua attività ad accreditare una coerente interpretazione storiografica di uno degli avvenimenti più significativi del secondo Novecento europeo, la Primavera di Praga. Il presente volume è la quinta monografia curata da Leoncini che nel titolo o nel sottotitolo la richiama in maniera esplicita…
Lo scopo principale di Leoncini, tuttavia, non è di raccontare quanto avvenne a Praga nel 1968, benché nei suoi libri non manchino, ovviamente, anche precise e accurate informazioni. Gli interessa piuttosto compiere una lettura complessiva di quei fatti e, soprattutto, delle idee che li resero possibili. Esse offrirebbero, a suo parere, spunti utili per comprendere taluni aspetti del nostro presente ovvero della crisi che attualmente attraversa l’Europa…
…Compiuto questo preliminare lavoro di chiarimento, Leoncini può rivolgere la sua attenzione agli “interrogativi autentici della Primavera”, come li definisce. Come impedire che chi governa si renda indipendente dal popolo, benché da questi designato? che smetta di rendere conto alla gente di cui, con le sue decisioni, cambia la vita? che, anzi, usi e manipoli la gente per fini suoi propri? E, dal punto di vista specularmente opposto, come garantire la collaborazione dei cittadini? come ottenere che essi si sentano motivati a esercitare la responsabilità che da quella deriva, ovvero a “riprendere in mano la cosa pubblica” come si esprimeva il Manifesto delle 2000 parole?
A queste domande il pluripartitismo, pure auspicabile, non è risposta sufficiente, in quanto non garantisce di per sé contro l’autonomia del potere dalla società…
…Da qui si intende quel carattere all’apparenza sfuggente, di “impolitico” rimproverato da alcuni al movimento complessivo della Primavera e che invece giustifica radicalmente il dissequestro storiografico operatone da Leoncini. Più che combattere per la libertà, affermare la giustizia, conquistare l’indipendenza la Primavera parla di “tornare a lavorare come si deve, mantenere la parola data, essere persone per bene, ascoltare le opinioni, non lasciarsi avvelenare la vita” come si esprimeva in un suo famoso discorso lo scrittore Ludvík Vaculík, in spirito, se non con lessico, masarykiano…
…Ecco perché Leoncini ritiene giustificato parlare, nel suo contributo al volume, di una “seconda sconfitta della Primavera di Praga”. Il trionfo del libero mercato, non contenuto neppure nelle sue forme più aggressive ma anzi incoraggiato da un pluripartitismo solo formale quanto ai contenuti, è stato il trionfo di quel tecnicismo applicato alla politica, al quale aveva puntato, senza raggiungerlo, il comunismo e che fatalmente tratta con fastidio e superiorità, quando non con disprezzo, le questioni dei diritti, specie quelli legati al lavoro, sede primaria di realizzazione o di annullamento individuale…
…In effetti l’intento fondamentale del libro […] è cercare di capire, tramite un’analisi storica che arriva a comprendere in taluni contributi l’ultimo mezzo secolo, i motivi di un postulato indebolimento, la sfiducia sempre più diffusa nei confronti delle possibilità della politica e la passività, molto simile alla rassegnazione, dei non addetti ai lavori. Si potrebbe definire questo un atteggiamento “impolitico”, benché quest’aggettivo abbia ora un suono molto diverso rispetto ai tempi della Primavera, quando portava in sé non meno che una proposta di vita. […]

A cura di Davide Zaffi

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