Intervista al regista e ai produttori di Anime Nere (Calabria Ora)

del 20 Dicembre 2013

«Anime nere mi ha stregato»
Intervista al regista Francesco Munzi conquistato dal libro di Criaco e da una terra che non si aspettava
Da Calabria Ora del 17 dicembre 2013

L’incontro con un libro è sempre qualcosa di mistico. E se quel libro ti conquista tanto da non farti pensare ad altro, c’è poco da fare, non hai scampo. Devi piegarti alla sua bellezza. Per il regista Francesco Munzi è stato così. Stava lavorando a un nuovo film quando gli è capitato in mano “Anime nere” di Gioacchino Criaco. E da allora ha capito cosa voleva fare. Ha interrotto il progetto su cui stava lavorando per tuffarsi in un’altra storia, completamente nuova, diversa, difficile ma maledettamente affascinante. Se, come diceva Lennon, «la vita è quello che succede mentre progetti altre cose» la storia di questo film non può che essere la conferma di questo assunto. Francesco Munzi è una giovane promessa del cinema italiano. Al suo attivo ha tre documentari e due film, nonché una serie di cortometraggi che hanno girato il mondo. Nel suo curriculum spiccano sei candidature ai David di Donatello, una nomination all’European Film Awards e la presenza con “Il resto della notte” nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes.
Come ogni regista con un background documentaristico alle spalle, ha l’occhio allenato per guardare la realtà e raccontarla cinematograficamente senza tradirla con fronzoli o patinature.
«Questo romanzo soddisfa in pieno il mio ideale cinematografico: ci sono personaggi ben delineati e una forte drammaturgia. Sullo sfondo, poi, c’è questa sagoma austera e straordinaria che è l’Aspromonte, fascinosa e terribile».
Dalla fine di ottobre, Munzi, è il capitano al comando della macchina da presa del film “Anime nere” prodotto da Cinemaundici con Rai Cinema, in co-produzione con Babe Films (“La grande bellezza”, “Il Divo”, “Romanzo criminale”), il Mibac e Eurimages con la produzione esecutiva di Gianluca Arcopinto e la distribuzione della Good Films di Lapo Elkann.
L’occhio del regista e l’occhio dello scrittore, due sguardi diversi puntati nella stessa direzione, Munzi come ha deciso di raccontare “Anime nere”?
«Ogni adattamento parte da un “tradimento” della base di partenza per tentare, poi, di valorizzarla. Ho scelto di approfondire alcuni aspetti della storia scritta da Gioacchino Criaco, che ha infatti collaborato alla sceneggiatura, come ad esempio i rapporti e le tensioni della famiglia di cui si racconta nel romanzo. Mi interessava soprattutto portare a galla la questione etica e i dilemmi legati al rapporto con il male».
La sua impronta da documentarista darà al film una traccia stilistica particolare?
«A me piace dare ai miei lavori una personalità. Ecco perché ho mantenuto nel film alcuni dialoghi in dialetto, credo che siano il valore aggiunto all’opera. Non volevo fare un film di genere ma un film con un’anima che lo rendesse universale. Qualche dialogo, per questo, sarà sottotitolato, credo che questa scelta linguistica dia un peso diverso al lavoro».
E’ stato difficile immergersi in una realtà che non conosceva?
«Prima di iniziare a girare ho sentito il bisogno di viverla questa Calabria che dovevo raccontare. Ho scelto di trascorrere un anno e mezzo giù, al Sud, per poter capire meglio, respirare l’aria calabrese, cogliere i profumi e i colori. Da quel momento ho lasciato davanti alla mia scrivania due finestre aperte: una su Roma e una sulla Calabria e ho lasciato che queste due visioni andassero, diciamo, come in corto circuito. Solo allora ho potuto cominciare a scrivere davvero il film».
Che atmosfere ha pensato per il film?
«Ci sarà un forte contrasto fotografico tra gli interni familiari e le immagini forti, solari, dell’Aspromonte che è di una bellezza straordinaria».
Prima di iniziare a girare pensava di trovare delle difficoltà logistiche lavorando in Calabria.
«Ammetto che all’inizio ero… spaventato. Partivo con un bagaglio di pregiudizi che derivavano anche dalle notizie di cronache che raccontano questa regione in un certo modo. Mai mi sarei aspettato, invece, di trovarmi così a mio agio. Il cast, composto di molti attori calabresi, ma soprattutto le persone che hanno partecipato con entusiasmo alle riprese sono stati straordinari».
Quando crede che vedremo il lavoro finito?
«Al momento il lavoro procede piuttosto bene. Ho già un’ora e mezza di montato e dopo la pausa natalizia ci aspettano altre due settimane in Calabria, poi ci sposteremo a Milano e in Messico. Spero di riuscire a terminare tutto entro maggio e poi decideremo se tentare la strada di Cannes o di Venezia».

La Calabria avrà la sua vetrina
Melzi della Good Films punta tutto sulla pellicola tratta dal romanzo di Criaco e racconta perché di Munzi si sentirà molto parlare
Da Calabria Ora del 19 dicembre 2013

Una scommessa ma non ad occhi chiusi perché il cavallo di razza su cui ha puntato la casa di distribuzione Goodfilms (fondata da Ginevra Elkann, Francesco Melzi d’Eril, Luigi Musini e Lorenzo Mieli, in cui recentemente è entrato come azionista anche Lapo Elkann) si chiama Francesco Munzi. Il giovane regista, pluripremiato in Italia e all’estero, è l’occhio del film “Anime nere” tratto dal romanzo dello scrittore calabrese Gioacchino Criaco. Francesco Melzi, della Goodfilms, non ha dubbi: «E’ certamente uno dei titoli più attesi
del 2014».
Perché puntare su “Anime nere”?
«Noi amiamo il lavoro di Francesco Munzi, abbiamo letto la sceneggiatura tratto dal bel libro di Criaco e l’abbiamo trovata molto interessante. Il film poi è supportato da produzioni importanti come Cinemaundici con Rai Cinema, Babe Films, Eurimages per non parlare del sostegno del Mibac».
Il film punterà sul circuito festivaliero?
«I film non si fanno per i festival ma per il pubblico e perché si crede nella storia, nel progetto. Se riusciremo a terminare il lavoro in tempo cercheremo di presentarlo a Cannes o a Venezia, dove già i lavori di Munzi sono stati molto apprezzati».
Pensa anche a un’anteprima calabrese?
«Il film potrebbe avere un’anteprima a Roma e una in Calabria, dove tutto è nato. Credo che sarebbe importante fare questo regalo alla regione che ci ha ospitato, dove tutto è partito, anche perché molti attori del film sono calabresi, per non parlare delle maestranze e delle comparse».
Munzi è un nome di cui sentiremo molto parlare?
«Tra i giovani registi italiani, al momento, è il più promettente. E’ raro trovare un professionista con un talento raro come il suo».
Sarà il prossimo Sorrentino o Garrone?
«Ogni regista ha una sua storia e una sua cifra stilistica, noi puntiamo tantissimo sul suo talento, e siamo convinti che diventerà un nome di primo piano del nostro cinema».
E’ vero che il vero problema del cinema italiano è la distribuzione?
«Mi permetta una piccola cattiveria: spesso i registi giustificano un proprio fallimento addossando la colpa sempre ai distributori. Io credo che se di problema si deve parlare allora sarebbe meglio parlare di difficoltà delle sale italiane, specie nei piccoli centri, che per ragioni economiche stentano ad adattarsi alle nuove tecnologie digitali. Se a questo aggiungiamo un turn over selvaggio tra film che restano in sala per pochissimo tempo, capirà bene come la faccenda sia più complessa di quella che sembra».
Quanto conta il marketing e quanto un buon prodotto quando si parla di film?
«In primis conta che il film sia un buon film. Se poi parliamo di opere commerciali allora lì il marketing ha certamente un peso rilevante. Purtroppo in Italia il pubblico si concentra su pochi titoli, ed è un fenomeno, questo, prettamente italiano. Ben vengano i “Checco Zalone” ma c’è bisogno anche di altro».
La “Goodfilms” ha scommesso anche su un titolo molto rischioso, è notizia di qualche giorno fa che curerà la distribuzione del già discusso “Nymphomaniac”, non temete che la censura vi penalizzerà ai botteghini?
«”Goodfilm” vuol dire appunto “buoni film” e noi crediamo che Lars Von Trier sia un regista eccezionale, controverso, forte, uno dei migliori al livello europeo e noi abbiamo colto questa occasione come una straordinaria opportunità. Il film speriamo che sarà in sala probabilmente da marzo».

COSENZA Lapo Elkann, azionista della “Good films” che distribuirà il film “Anime Nere” punta sulla Calabria con coraggio e determinazione e in esclusiva per L’Ora della Calabria parla del suo progetto. Puntare su un film girato in Calabria e tratto da un romanzo di un autore calabrese è una bella sfida.
Che potenzialità ha visto in questa storia e perché ha deciso di scommettere su questo progetto?
«Mi ha molto colpito la sceneggiatura di Francesco Munzi. Come Good Films scommettiamo sulle storie belle che possano attrarre l’interesse del pubblico in Italia e all’estero. Puntiamo anche sui talenti italiani e Francesco Munzi – che è uno di questi – è un giovane che ha già dimostrato il suo valore».
Terminate le riprese crede che il film troverà una vetrina in alcuni festival internazionali? Avete già in mente, in proposito, come casa di distribuzione un obiettivo preciso?
«Credo che il film sarà molto valido e confidiamo di lanciarlo partendo da grandi festival internazionali come Cannes o Venezia ».
Un film di successo totalmente made in Calabria sarebbe un’assoluta novità, crede che questa regione abbia reali possibilità di emergere come terra di cinema?
«”Anime Nere” racconta vicende calabresi e naturalmente la zona di Africo e dell’Aspromonte sono state destinazioni obbligate e gradite. Il regista e la troupe sono stati trattati con grande ospitalità e partecipazione.Un sistema di agevolazioni promosso dalla Regione potrebbe certamente contribuire molto ad attirare nuove produzioni italiane ed estere. Il cinema può e deve essere un volano per nuovi investimenti privati e anche regionali».

Interviste di Alessia Principe

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