Intervista ad Alessandro Campi: «Nel centrodestra troppi strappi, unità difficile » (Giornale di Sicilia)

di Francesco Sicilia, del 7 Aprile 2015

Dal Giornale di Sicilia del 5 aprile

«Frammentato e difficilmente ricomponibile». Così vede il centrodestra, Alessandro Campi, docente di Scienza politica all’Università di Perugia, nonché direttore del trimestrale «Rivista di Politica» ed editorialista per «Il Messaggero» e per «Il Mattino». Campi da anni scrive anche saggi e volumi sulle dinamiche all’interno del polo, che ha visto un tempo come protagonisti Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, tra gli altri La destra in cammino. Da Alleanza nazionale al Popolo della libertà (Rubbettino, 2008).
Campi, oggi quali scenari prospetta per il centrodestra?
«Lo scenario immediato non è dei più rosei, stante la frammentazione del centrodestra soprattutto dopo la fine dell’esperienza del Pdl. Una frammentazione non facilmente ricomponibile da quando la Lega di Salvini ha lanciato una sorta di Opa ostile su quel mondo. Ci sono problemi molteplici, che fanno pensare ad una lunga traversata del deserto per il moderatismo italiano: c’è innanzitutto un grande vuoto di idee e di strategie, ci sono divergenze tattiche difficili da spiegare agli elettori (per esempio l’Udc che sta al governo, Forza Italia che oggi lo combatte ma che sino a qualche settimana fa lo sosteneva dall’esterno), c’è la presenza ancora incombente di Berlusconi, che di fatto impedisce qualunque ricambio di leadership, c’è la forza d’attrazione che Renzi riesce ad esercitare su molti elettori del centrodestra avendo sottratto a quest’ultimo diversi cavalli di battaglia (la polemica col sindacato, la lotta contro la burocrazia e gli sprechi, certe atteggiamenti nel segno dell’antipolitica, ecc.) . E c’è anche la frustrazione di un elettorato che ha visto realizzate ben poche delle promesse fatte a suo tempo e che oggi oscilla tra astensionismo e protesta, a favore di Grillo».
Che peso politico può avere l’assoluzione di Berlusconi nel caso Ruby? In un primo momento pare abbia ricompattato un partito segnato dai malumori interni… E a livello di opinione pubblica?
«Difficilmente Berlusconi potrà riproporsi come il federatore del centrodestra, come nel passato. Glielo impediscono l’età, che pure conta qualcosa, e soprattutto una legge elettorale, se sarà approvata nella forma attuale, che non favorisce le coalizioni. Il fatto che voglia ricandidarsi alle prossime elezioni, una volta riottenuta – come spera – l’agibilità politico-legale per tornare in pista, non significa che gli elettori lo aspettino a braccia aperte. I sondaggi relativi a Forza Italia dopo la sentenza di definitiva assoluzione emessa dalla Cassazione continuano ad essere impietosi, con il partito ormai superato dalla Lega e pericolosamente vicino al 10%. C’è evidentemente una certa stanchezza anche tra coloro che continuano a sostenere politicamente il centrodestra, ma che in mancanza di un segnale di cambiamento alle prossime elezioni, quelle amministrative del prossimo maggio, ma anche le future politiche, potrebbero ancora rifugiarsi nell’astensionismo, come hanno fatto in massa nel recente passato».
Continua il duello tra Berlusconi e Raffaele Fitto che coi «Ricostruttori» dice di voler rilanciare Forza Italia? Ouanto nensa siano distanti i due?
«La battaglia ingaggiata da Fitto si fonda su questioni serie: la perdita di identità politico-programmatica di Forza Italia, l’essersi troppo appiattiti su Renzi con il Patto del Nazareno, il bisogno di un ricambio generazionale ai vertici del partito, la necessità di una maggiore dialettica interna a quest’ultimo, il rischio di subordinazione ai messaggi della Lega. Il suo limite è di aver dato alla sua battaglia, agli occhi dell’opinione pubblica moderata, un’impostazione troppo politica e polemica, dando così l’impressione di voler combattere solo per qualche poltrona. Al tempo stesso, sconta un radicamento politico-elettorale che è praticamente solo pugliese. Le sue recenti uscite al Nord ne hanno dimostrato lo scarso seguito di cui gode tra dirigenti e militanti. In compenso, Fitto ha compreso che non ha alcun interesse a lasciare Forza Italia o a lanciarsi in improbabili avventure di nuovi, piccoli e fatalmente effimeri partiti. Avendo incassata una vittoria, con la fine del Patto del Nazareno, forse gli converrebbe non alzare troppo la posta, in attesa di tempi migliori».
E tra Berlusconi e Verdini come pensa andrà a finire?
«Mi riesce difficile pensare che Verdini, oltre a farsi una corrente tutta sua, possa pensare di rompere con Silvio Berlusconi, con il quale ha avuto in tutti questi anni rapporti che vanno al di là della politica. Se ne deduce che il rapporto tra i due inevitabilmente finirà per ricomporsi».
Andiamo a Salvini. Come legge la cacciata di Tosi da parte di Salvini? Chi ci guadagna a livello di consenso?
«Lo scontro trai due credo sia da riportare alla storica e latente tensione che nella Lega Nord c’è sempre stata tra la componente lombarda (che è stata egemone grazie a Bossi per quasi vent’anni e che adesso ambisce a restarlo grazie a Salvini) e quella veneta (che ha sempre avuto molto spiccato il senso della sua autonomia). Poi ovviamente su questa dialettica si sono innescate anche rivalità personali e tattiche, anche se fa un po’ ridere vedere Tosi oggi nei panni del moderato, quando fino a poco tempo fa gli venivano imputati quei rapporti organici con l’estrema destra che adesso vengono invece contestati all’ estremista Salvini».

di Francesco Sicilia

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