Int. a M. Parisi: “Berlusconiani con Renzi, il piano verdiniano per trasformare Ala in un partito” (Il Foglio)

di David Allegranti, del 26 Gennaio 2016

Massimo Parisi

Il patto del Nazareno

18 gennaio 2014 - 31 gennaio 2015

Da Il Foglio del 26 gennaio

Roma. Ala, il gruppo parlamentare di Denis Verdini nato dopo la scissione con Forza Italia, non resterà confinato nelle auguste sedi di Montecitorio e Palazzo Madama. Piano piano “si strutturerà sul territorio”, la butta lì, intervenendo all’emittente fiorentina Lady Radio, Massimo Parisi, deputato, già coordinatore toscano di Forza Italia, autore del recente libro sul “Patto del Nazareno” pubblicato da Rubbettino. “Ci stiamo attrezzando – dice Parisi al Foglio – con un network, una rete sul territorio. Stanno arrivando richieste e stiamo avendo molte pressioni per strutturarci”. Insomma, nascerà un partito. Anche perché insieme a Verdini e Parisi ci sono diversi parlamentari con parecchi consensi nel Mezzogiorno e sarebbe uno spreco buttarli via. Uno di questi è il senatore Vincenzo D’Anna, che in Campania alle ultime regionali ha contribuito, con i suoi voti, a far eleggere governatore Vincenzo De Luca.
Un partito però non s’inventa così dal nulla. “Dobbiamo cercare di costruirlo in modo innovativo: non vogliamo fare l’ennesimo partitino di centrodestra per misurarci, già adesso, con i sondaggi”, dice Parisi al Foglio. C’è un percorso articolato da compiere. E il referendum costituzionale – in autunno salvo imprevisti – è l’occasione migliore. I parlamentari di Ala sono naturalmente a favore delle riforme; per questo, dice Parisi, “con la costituzione dei comitati per il sì già si costruisce in nuce una rete territoriale”. Tracce del nascente partito si trovano nel dialogo, ormai avviato, con Scelta Civica e in quello, da avviare, con Ncd, considerato da Parisi “inevitabile”. Ferdinando Adornato, coordinatore del comitato referendario “Moderati e Centristi insieme per il sì”, ha dato appuntamento a Napoli per il 27 febbraio. “I comitati del no – da Berlusconi a Vendola, da Brunetta a Mauro, da Grillo a Zagrebelsky – appaiono dunque come una sorta di armata Brancaleone, disposta a tutto pur di bloccare il paese in una eterna recessione politica. Sono stati milioni di moderati italiani negli ultimi venti anni – dice Adornato – i protagonisti di un’aspra battaglia per le riforme istituzionali. A loro facciamo appello perché non permettano alla sinistra parruccona e alla nuova sinistra berlusconiana di vanificare ancora una volta le loro speranze. Stavolta si può vincere. A questo popolo dei moderati proponiamo di trovarci tutti a Napoli per la prima manifestazione nazionale a sostegno del sì”. Quell’incontro e gli altri che verranno contribuiranno a strutturare il partito disegnato dai verdiniani. E poi? Qual è l’obiettivo di Ala? L’ipotesi di un accordo per entrare nel governo viene smentita da Parisi, nonostante le parole di Vincenzo D’Anna al Fatto Quotidiano di domenica scorsa. “Escludo che ci sia un patto. Piuttosto c’è una scommessa in campo – dice al Foglio – c’è un elettorato che guarda a Renzi ma non si fida del Pd. E se le cose restano come sono bisognerà confrontarsi con le altre forze dell’area centrista”. E la questione delle vicepresidenze delle commissioni del Senato che ha molto scandalizzato la sinistra del Pd? “Ci sono 14 commissioni – taglia corto Parisi – le vicepresidenze sono due, una va in quota maggioranza, l’altra in quota opposizione. Noi siamo il terzo gruppo di opposizione del Senato, abbiamo più senatori della Lega e più senatori di Fitto”.
Tra qualche mese ci saranno le amministrative in città importanti come Milano, Roma e Napoli. Potrebbe essere troppo presto per vedere lo schieramento di Ala – o come si chiamerà – già in attività. Ma in futuro alle amministrative che cosa faranno i verdiniani? Si alleeranno con il Pd? “Dipenderà caso per caso”, spiega Parisi. “Come sappiamo bene noi in Toscana, esistono più Pd e più ipotetici candidati. Prendiamo Milano, dove probabilmente molti elettori moderati voteranno Sala. Se ci fosse ancora Pisapia, non lo voteremmo”.

di David Allegranti

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