Il sistema in bilico del «Nuovo vecchio continente» (CorrierEconomia)

di Monica Mattioli, del 26 Gennaio 2015

Da CorrierEconomia del 26 gennaio

Cosa spinge il governo tedesco «a interpretare una linea così dura, foriera di insuccesso complessivo per l’Unione»? E possibile un aggiornamento della politica sin qui perseguita? Cosa accadrebbe se un Paese membro uscisse dalla moneta unica? La crisi internazionale ha dimostrato che, senza un’unica governance economica a livello internazionale, il sistema finanziario del «nuovo vecchio Continente» non può che crollare. Enrico Farinone e Walter Joffrain ripercorrono i passi compiuti dall’Unione Europea dal trattato di Maastricht al Fiscal compact e all’Unione bancaria europea. E concludono che la prospettiva europea è, comunque, «portatrice di una speranza»: non solo per uscire dalla crisi, ma anche per realizzare un nuovo equilibrio geopolitico funzionale alla globalizzazione.
Le cause della crisi sono note; le conseguenze sulla stabilità finanziaria e sull’economia dei paesi europei anche. Per restare in Italia, dal 2008 a oggi il Pil si è ridotto del 25%, il debito pubblico ha superato i 2.1608 miliardi di euro, pregiudicando gli equilibri «economici, industriali, produttivi e sociali». Nel corso del 2013 «la dinamica del Pil ha confermato il trend di decrescita a quota -1,8%», e il 2014 è l’anno della recessione; il tasso di disoccupazione, che nel 2013 ha raggiunto il 12,5%, nella prima metà del 2014 è arrivato al 12,6%. La strada per la ripresa è lunga e tortuosa, ma una cosa, per gli autori, è certa: «far ripartire la crescita abbassando con coraggio le tasse è oggi una priorità che potrebbe condurre a una ripresa del Pil del 2% annuo tale da garantire la sostenibilità dei nostri conti senza ricorrere a continue manovre correttive». Ormai è chiaro che «ogni Stato non può portare il proprio livello di indebitamento oltre un certo limite»: servono nuove regole, e i trattati e la politica monetaria vanno rivisti e aggiornati. Solo con un’Europa davvero unita nelle sue politiche le cose cambieranno. Nel «nuovo mondo post-globalizzazione» non c’è posto per una «leaderless Europe».

di Monica Mattioli

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