Il piccolo vocabolario autostradale misto tra ironia e serietà: un vademecum dalla A alla Z per viaggiatori (Huffinghtonpost.it)

di Giuseppe Fantasia, del 10 Marzo 2016

Da Huffinghtonpost.it del 10 marzo

A differenza delle metropolitane, delle stazioni ferroviarie e persino delle piste ciclabili, l’autostrada non è mai stata considerata adeguatamente come luogo letterario. Sono poche, pochissime, le eccezioni, come ha scritto Francesca Gatta nel suo saggio contenuto in ‘Luoghi della Letteratura italiana’ (Mondadori 2003), in cui ricorda il celebre guidatore notturno di Calvino e il frequentatore di autogrill di Romagnoli, ma anche i personaggi di Lodoli, Tondelli e Lucarelli.
A conferirgli quel giusto valore, ci pensa oggi un piccolo libro – ma solo nelle dimensioni e per il numero di pagine – che analizza con uno stile in cui l’ironia e la serietà procedono di pari passo, quello che è da considerare un vero e proprio teatro delle trasformazioni sociali dell’ultimo secolo.
Si intitola Piccolo vocabolario autostradale ad uso dei contemporanei (Rubbettino) ed è curato da Gianni Biondillo con illustrazioni di Francesco Scarponi e i testi geniali ed irriverenti del collettivo Nazione Indiana, “in perenne uscita dalle loro riserve e pertanto in grado di maneggiare con leggerezza ed ironia una faccenda così seria”, come ha scritto nella postfazione Andrea Gritti, già curatore della mostra “Mi-Bg: 49 chilometri visti dall’autostrada”.
Il dizionario – un vero e proprio divertissement, un oggetto che non si può non avere nella propria libreria – è costruito come un gioco meta-linguistico che va dalla ‘a’ di airbag alla ‘v’ di viadotto. Dal pallone salvavita – “che ha la caratteristica di non esistere se non nel libretto di istruzione dell’autovettura fino al momento in cui non lo s vorrebbe mai avere visto in azione, ma a quel punto, però, lo si ringrazia, rivolgendovisi come ad un angelo custode” – a quel viadotto – “che non è un saggio che sa indicarti la direzione giusta nella vita, ma nemmeno un viado imborghesito”.
Al centro di tutto, c’è l’autostrada:
È una strada caratterizzata da un percorso rettilineo, per quanto l’orografia e gli ostacoli naturali e antropici lo rendano possibile, priva di semafori e di strisce pedonali o anche solo di stradette afferenti, e con tassativo divieto di parcheggio su entrambi i lati. In essa i veicoli sono tenuti ad adottare un’incessante andatura né troppo ridotta (regola implicita) né troppo sostenuta (regola esplicita), certo monotona, ma non priva di sfumature epiche. Per consentire l’uscita e l’entrata, sono previste coreografiche anse ad anello, meglio apprezzabili per via aerea, e frontiere controllate giorno e notte. Rappresenta l’apogeo della purificazione etnica automobilistica, vale a dire l’evacuazione totale dei pedoni, dei veicoli considerati di poco conto (biciclette, piccole motorette, trattore, Api) nonché dei morti di fame.
Essa è “il luogo di passioni non comuni”, spiega Gritti, perché l’autostrada si può solo odiare o amare, considerato anche il fatto che lungo il suo percorso, la distrazione e l’indifferenza possono essere letali. Ogni giorno e ogni notte sono in migliaia le persone che la attraversano, non importa l’età, la lingua, il sesso o il credo religioso, perché i suoi elementi essenziali sono alla portata di tutti. C’è il loro parlare e ci sono le radio accese che tengono compagnia con musica e programmi di vario genere, c’è la pubblicità sui cartelloni o sugli schermi lungo il tragitto che ci ricordano anche di moderare la velocità, le statistiche sugli incidenti automobilistici e il meteo. Tra un chilometro e l’altro, ci sono le aree di sosta – “locuzione composta dalla parola area (base per altezza diviso due, l’unica formula che ricordiamo sin dalle elementari, dimentichi però di cosa calcoli esattamente) e sosta, la condizione stabile dell’automobilista in tangenziale” – gli unici spazi dove l’automobile riesce a muoversi, essendo, per la maggior parte del tempo, bloccato in colonna.
Come non citare, poi tanti autogrill, con i loro immancabili e carissimi panini – “da anni sempre gli stessi, dalle Alpi a Capo Passero” – gli altri cibi ed oggetti (in)utili e quel enorme di cassieri, benzinai e casellanti? A dare vitalità al tutto, ci sono anche i clienti, che scatenano un brusio che non può essere veramente ascoltato, perché sovrastato dal rombo dei motori e attenuato dall’abitacolo degli automezzi, ma se potesse essere decifrato, “rivelerebbe uno specifico linguaggio, naturalmente dipendente dal luogo in cui è espresso”.
Non si po’, ovviamente, parcheggiare in autostrada, ci si può fermare, e a seconda dei punti, è consentito il sorpasso che – si legge nel vocabolario – “è un film di Dino Risi del 1962”, “un rappresentativo dell’Italia del miracolo economico” secondo Wikipedia, ma per l’Italia renziana, “è la terza persona del verbo sorpassare: “Italia prima in Europa per corruzione ‘sorpassa’ Bulgaria e Grecia”.
In proposito, attenzione poi ai banchi di nebbia (“metafora della buona scuola di Renzi”) e a non procedere contromano, “pericolosissima modalità di guida caratterizzata da un senso di marcia contrario a quello consentito”, praticata – si aggiunge – da conducenti molto anziani (a dimostrazione che non sempre l’età porta saggezza), invertebrati ubriaconi, anarchici, aspiranti suicidi o fautori di dissennate scommesse”.
Cosa bisogna temere più di ogni altra cosa? Il colpo di sonno, ovviamente, che “è la cascaggine, la sonnolenza consentita e ben accetta purché si manifesti su divani, poltrone, letti, sedili posteriori auto, treni e aerei a distanza di sicurezza da volanti , timoni, acceleratori e pedali”.

di Giuseppe Fantasia

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