Gli italici nel mondo per «rammendare» il Sud (Il Mattino)

di Ugo Cundari, del 17 Febbraio 2016

Da Il Mattino del 17 febbraio

I britannici i hanno il Commonwealth, i francesi la grandeur, gli spagnoli la hispanidad, mentre i 250 milioni di italiani nel mondo, per la maggior parte meridionali, dovrebbero essere accomunati dalla italicità. L’idea è di Piero Bassetti, ieri al Pan – insieme, tra gli altri, all’assessore comunale alla Cultura Nino Daniele, al presidente della fondazione «Mezzogiorno Europa» Umberto Ranieri, e a Luca Meldolesi – per partecipare al dibattito «Italici svegliamoci e “rammendiamo” il Mezzogiorno!».
Se proviamo a declinare il concetto di italicità nel glocal dei diversi territori che esprimono, per esempio, la napoletanità o la meridionalità, allora la questione si fa più interessante. «Napoli, oggi che l’identità nazionale legata al grande territorio si svuota di valore mentre acquista spessore la identità di comunità più piccole e non legate per forza a un territorio circoscritto, ha una grande possibilità. Può riprendersi quel ruolo egemone che ha avuto in passato, un ruolo però diverso, perché proiettato a farsi carico dei problemi del Mezzogiorno e risolverli».
La napoletanità di cui parla Bassetti, primo Presidente della regione Lombardia nel 1970 poi deputato e autore del recente Svegliamoci italici! (Marsilio), non ha nulla a che fare con macchiette, canzoni, pizze o tarantelle varie. E invece una identità che per costruirsi parte dal presente ma come opportunità di espansione guarda al futuro. Attori principali di questa nuova visione della città, «che deve ritrovare un suo ruolo e una sua funzione, altrimenti non riparte», sono la politica e la finanza. Eppure si sa che i soldi non devono essere più chiesti allo Stato, ma ai meridionali all’estero: «Ci sono molti più soldi di ispirazione meridionale nel mondo di quanti nelle casse dello Stato. Ci vuole un piano Marshall per il Sud che coinvolga i meridionali nel mondo e faccia di Napoli la capitale di questa nuova visione, finanziaria ma anche culturale, del Mezzogiorno».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’economista Meldolesi, a lungo consigliere economico del ministero della Difesa e autore di Rammendare il mondo (Rubbettino), secondo il quale per Napoli e il Meridione si è profilata una grande opportunità. «L’arcipelago dei meridionali nel mondo deve fare rete ed esprimere una collettività nuova. Se il Sud diventa consapevole di questa enorme potenzialità, allora può uscire dalla condizione di marginalità in cui è relegata e tornare protagonista della storia. Napoli, ovviamente, gioca un ruolo fondamentale». Per Ranieri «c’è una opportunità per la classe dirigente meridionale che può attrarre investimenti nel Mezzogiorno in condizioni nuove. Gli italici meridionali dislocati sul pianeta guardano alla loro terra con interesse, affetto e riconoscenza».

di Ugo Cundari

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