Gli italiani in attesa della nouvelle époque

di Veronica Meddi, del 29 Aprile 2013

Da Il Tempo del 28 aprile 2013

Dalla brutte époque all’Agenda Monti, questa è la fascia temporale che analizza, cercando di rimanere super partes, Luigi Tivelli nel suo ultimo lavoro “L’Italia dimenticata” (Rubbettino, pag. 192 euro 12). La gestazione dell’idea, meticolosa e attenta, ha preteso un tempo lungo, ventennale. “Un vero cittadino in Repubblica”, fuori da ogni forma di partigianeria, indignato per il degrado della vita politica dal 1994 al 2011, analizza le tante responsabilità della destra, e quelle
di una sinistra concentrata principalmente sull’antiberlusconismo perdendo così l’occasione di essere una seria opposizione. Rammaricato rimprovera la classe politica di aver perduto anche un’altra importante occasione: il 150° anno dell’Unità d’Italia. Questo è il Paese della bellezza artistica, ambientale, culturale, archeologica. E allora Tivelli si domanda dove sia finito il nostro legittimo orgoglio, e perché gli italiani siano tutti calati in una sorta di ipocondria sociale. Il nodo di fondo di questo Paese è l’impossibilità di fatto di affermare i propri diritti e poteri, soprattutto rispetto ai pubblici servizi, dalla sanità ai trasporti, alle comunicazioni. Quindi, “Metti il cittadino al primo posto” e demonizza la “raccomandazione”. Non “chiunque” può avere ciò che gli spetterebbe di diritto. E mentre lo Stato si dimentica dell’uomo “qualunque”, “chiunque” si dimentica dello Stato. Il Paese ha bisogno di recuperare il senso civico, e se ciò non avvenisse, e il prima possibile, continuerebbe il suo trono l’ “arte di arrangiarsi”, obbligata a volte, abitudinaria altre, e comunque dannosa. Italia dimenticata, italiani dimenticati. Cittadini resi sudditi, loro a cui necessita restituire lo scettro per scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Bisogna lottare contro l’evasione e il Governo tecnico dovrebbe varare un chiaro e nuovo Statuto del contribuente. I giovani poi, costretti a non uscire mai dalla loro cameretta, in casa dei genitori, sono considerati ‘serie dilettanti’. Altro che serie B.
Una generazione neet, un vero esercito di analfabeti lavorativi. Ecco che quella che dovrebbe essere la società della conoscenza, diventa la società delle conoscenze. Peccato perché in Italia il talento c’è.Tante dimenticanze, qualcosa si scuce, i bottoni cadono e la stanza è attraversata da un suono di applausi e bisbigli. Se non sarà una belle époque che almeno sia una nouvelle époque per “veri Italiani”.

Di Veronica Meddi

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