Carlo Troilo replica a Bagnasco: Cardinale, di quale Stato parla?

del 28 Marzo 2012

“Una ennesima, inaccettabile interferenza del Cardinale Bagnasco nella politica italiana”: così Carlo Troilo, autore del libro Liberi di morire. Una fine dignitosa nel Paese dei diritti negati, edito da Rubbettino e disponibile sia in libreria che in formato ebook, dirigente della Associazione Luca Coscioni, definisce le dichiarazioni del presidente della CEI, che ha preso spunto dal dibattito sull’articolo 18 per ribadire le tesi del Vaticano sui “valori non negoziabili”.

Bagnasco – dichiara Troilo – non prende nemmeno spunto, come in passate occasioni, da una qualche polemica in corso. Attacca a freddo, chiedendosi “quale tranquillità può garantire uno Stato che permette l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito”. Non si capisce di quale Stato parli, visto che da noi eutanasia e suicidio assistito sono temi che il Parlamento si è ben guardato dall’affrontare, benchè sia noto a tutti che in Italia ogni anno duemila malati terminali si suicidano o tentano di farlo, mentre una ricerca della Università Cattolica ci dice che oltre il 60% dei malati terminali sono clandestinamente aiutati a morire dai medici. 

Bagnasco – conclude Troilo – condanna “le tesi scientifiche internazionali che chiedono la sospensione di nutrizione e idratazione” per i pazienti in stato vegetativo permanente. “Siamo all’inaccettabile rovesciamento – dice il Cardinale – di quanto in Italia prevede il disegno di legge che, approvato alla Camera, attende l’auspicabile sì del Senato”. Così il Vaticano, nel momento in cui il governo Monti è costretto a navigare per la salvezza dell’Italia fra pericolosi scogli dell’economia e del lavoro, non esita a gettare un macigno sulla sua strada e chiede di approvare definitivamente la legge del centro destra, incostituzionale e inumana, sul  testamento biologico: una legge che ancor di più ci allontanerebbe dai paesi europei, compresi i grandi paesi cattolici, che sulle scelte di fine vita hanno da anni leggi avanzate che non hanno portato a nessuna delle “derive eutanasiche” perennemente paventate dalle gerarchie ecclesiastiche.

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