Cagliostro, il conte del rione Ballarò (LeggereTutti N.71)

di Simone Smart, del 5 Ottobre 2012

Da LeggereTutti N.71 – ottobre 2012
Lo storico Giuseppe Quatriglio ha scritto un agile saggio sulla vita non comune del “conte”. Gloria, disavventure, scandali, arresti, processi e detenzioni si alternarono per tutta l’esistenza dell’avventuriero palermitano

Giuseppe Balsamo nacque il 2 giugno 1743 a Palermo in una casupola, sempre cercata ma mai individuata, del chiassoso rione dell’antico mercato di Ballarò. In quegli anni sul trono di Sicilia c’era Carlo III, un Borbone. Giuseppe era figlio di Pietro Balsamo, un venditore ambulante di stoffe, e di Felicia Bracconieri, casalinga, e fu battezzato nella cattedrale palermitana, sei giorni dopo la nascita. Ebbe per madrina Vincenza Cagliostro tramite una procura arrivata per l’occasione da Novara di Sicilia, un piccolo paese di montagna della provincia di Messina.
A Giuseppe il cognome della madrina gli tornò utile quando decise di autoproclamarsi conte Alessandro di Cagliostro. Giuseppe Quatriglio, giornalista e storico, che da molti anni si occupa di Balsamo-Cagliostro, ha pubblicato un agile saggio (Rubbettino, pp. 158, euro 12) che si legge e appassiona come un romanzo e forse per questo motivo lui e l’editore gli hanno dato per titolo Il romanzo di Cagliostro. Ci sono, nel libro, i momenti significativi di una vita non comune: il peregrinare da Palermo per le strade d’Europa. Dalla città siciliana scappò, per evitare la galera, dopo l’ingegnosa truffa a un argentiere al quale aveva carpito sessanta once promettendogli riti propiziatori, affinché l’ingenuo si potesse impadronire del tesoro del Monte Pellegrino. A Malta entrò nelle grazie del Gran Maestro, il portoghese Manuel Pinto de Fonseca. Il viaggio lo portò quindi a Napoli e poi a Roma, dove alloggiò alla “Locanda del sole” in piazza del Pantheon e sposò Lorenza Feliciani, giovanissima figlia di un tornitore, che a Londra (al momento del suo ingresso, insieme al marito, in massoneria) prenderà il nome di contessa Serafina di Cagliostro. Conte e contessa, a Parigi, conobbero il carcere della Bastiglia. A Venezia, Francoforte (dove aderì alla setta degli Illuminati), Pietroburgo, ancora Palermo, Roma e poi San Leo: gloria, disavventure, scandali, arresti, processi e detenzioni si alternarono.

E così per tutta l’esistenza fino alla morte di Cagliostro, 26 agosto 1795, e alla sua sepoltura in luogo sconsacrato e ignoto (Nevio Matteini anch’egli studioso di Cagliostro riferì sulla Domenica del Corriere dell’8 dicembre 1963 di un documento, scoperto da un monsignore, che forniva indicazioni per rintracciare la tomba: lo riferisce Quatriglio nel suo saggio).

Ma a individuare la sepoltura non si riuscì neppure con l’apporto di occultisti e veggenti. “I misteri sulla morte di Cagliostro sono durati a lungo e forse c’è ancora chi crede”, scrive Quatriglio, “che l’avventuriero sia riuscito a fuggire, dopo aver strozzato il prete venuto a confessarlo, con gli abiti del religioso”. Il mito resiste ancora oggi. Nell’agosto del 2010, il “mago” è stato giudicato in piazza, dalle parti di Rimini, nell’ambito dei “Processi della storia”: il pubblico si appassionò alla vicenda e lo assolse con un lungo applauso. Altri non si sono fatti coinvolgere nell’immaginario collettivo. Uno di questi è Umberto Eco, che nel corso di una relazione a un convegno, a Bologna, demitizzò Cagliostro definendolo “il più ovvio avventuriero del suo tempo, prevedibile a tal punto da poter esser programmato da un computer”. Quatriglio elenca le espressioni del pensiero che dal finire del Settecento sono state stimolate dalla presenza di Cagliostro e in appendice richiama le frasi più significative tratte dalle opere pubblicate sul “conte”. In una di quelle pagine Roberto Gervaso si chiede “Quale la verità? Chi fu Cagliostro? Un ciurmatore? Talvolta. Un taumaturgo? Anche. Un venditore di fumo? In più di un’occasione. Un filantropo disinteressato? Sicuramente. Non soltanto un reprobo, ma neppure un santo. Un miscuglio dell’uno e dell’altro, di bene e di male, di conoscenza e di ignoranza, magnanimità e grettezza, improntitudine e ingenuità stregoneria e autentica fede” (Scandalo a corte. La collana della regina, Bompiani). Con questo libro è stata scritta la parola definitiva sul misterioso Giuseppe Balsamo? Forse, anche se Quatriglio continua questa sua indagine iniziata con quel libro (Mémoire del cardinale Louis de Rohan prigioniero della Bastiglia) che Leonardo Sciascia gli portò in regalo, nel 1966, da Parigi.

Di Simone Smart

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