49 km visti dall’autostrada (domusweb.it)

del 19 Novembre 2015

Mi-Bg

49 Km visti dall'autostrada

a cura di Andrea Gritti e Paolo Mestriner e Davide Pagliarini

Da domusweb.it del 19 novembre

“Mi-Bg. 49 km visti dall’autostrada” alla Fondazione Dalmine racconta i 49 Km di autostrada tracciati nel 1927 tra Milano e Bergamo: un campione significativo del territorio lombardo per l’enorme quantità di flussi che supportano e per l’implicito ruolo di “vetrina” delle trasformazioni territoriali che vi si sono addensate in meno di un secolo.
Questo segmento della rete autostradale appare come il luogo dove oggi si svolge un conflitto cruciale tra sistemi eccezionali, dedicati alla regolazione del transito veloce su automezzi, e forme ordinarie di urbanizzazione, che li stringono d’assedio.
Negli allestimenti presso la Fondazione Dalmine, la pensilina dell’autostazione e l’ex spaccio aziendale della Dalmine SpA questa mostra assume le tecniche stratigrafiche proprie della ricerca archeologica come i modi più efficaci per presentare gli “elementi” che compongono l’autostrada come manufatto, i “paesaggi” che l’attraversano e ne sono attraversati, le “architetture” che l’hanno assunta come contesto naturale e le “fotografie” che li rappresentano simultaneamente.
Come uno specchio questa autostrada è uno strumento per capire come e perché le cose stanno cambiando al suo interno e al suo intorno, registrare i segni del tempo recente, commentare l’attualità, interpretare il futuro prossimo in una delle aree metropolitane più critiche d’Europa.
Mossi da questo convincimento i curatori e i ricercatori coinvolti nella preparazione di questa mostra hanno percorso e attraversato i 49 km del tracciato originale della Milano – Bergamo, partendo da punti di osservazione diversi, ma con l’intento di convergere verso un obiettivo comune: rappresentare il formidabile attrito generato dall’incontro tra questa autostrada e il territorio che attraversa. Lungo quella che appare come una sezione della metropoli padana è più evidente che altrove il conflitto tra i sistemi eccezionali che regolano il transito veloce su automezzi e le forme ordinarie di urbanizzazione che li stringono d’assedio. E’ un fenomeno che si osserva in modo eclatante lungo il tratto milanese dell’A4, quello che dall’innesto con l’autostrada A8 fino alla barriera di Milano Est è rimasto congelato al calibro delle due carreggiate da tre corsie, ma che è latente anche quando, in direzione Bergamo, riaffiorano i tratti residuali di spazio agricolo e naturale o irrompono i segni che accompagnano il cambiamento del quadro infrastrutturale (oggi i raccordi con la TEM domani quelli con la Pedemontana).
Tramontato il paradigma che riteneva crescita e sviluppo come condizioni permanenti e che attribuiva all’autostrada il ruolo di sua interprete più fedele, i 49 Km lungo cui corre il tracciato originale della Milano – Bergamo si configurano oggi come un campo che può essere circoscritto, proprio in virtù di uno straordinario indice di intensità relazionale. Per questo motivo nei tempi in cui sono ancora acuti gli effetti di una crisi epocale, questa manciata di chilometri sembrano il laboratorio ideale per prendere le misure al futuro urbano.
L’allestimento di questa mostra consiste nella disseminazione di frammenti e testimonianze della presenza dell’autostrada dentro il tessuto urbano della company town di Dalmine, un emblema inevitabilmente complementare a quello della modernità autostradale. Il principio adottato per questa scomposizione esprime un debito nei confronti della ricerca archeologica, in un certo senso ripercorrendo il tragitto che mezzo secolo fa avevano tracciato i pionieri dell’archeologia industriale. Rilievi, sondaggi, repertori, inventari sono pertanto il supporto di una stratigrafia che ha provato a ridurre questo tratto di autostrada in elementi, a riconoscere i paesaggi che attraversa, a nominare le architetture che lo hanno identificato come specifico contesto, a esporre le fotografie che li rappresentano simultaneamente.
La scomposizione in temi e conseguentemente in oggetti da mostrare è messa in scena negli allestimenti delle diverse sedi della mostra. Presso la Fondazione Dalmine i disegni, le immagini e i video che descrivono le architetture campeggiano dentro gli spazi domestici della palazzina 19 e sono realmente circondati dalle tavole a scala geografica e dalle schede botaniche di dettaglio installate nel parco per descrivere i paesaggi naturali, agricoli, residuali.
Sotto le volte della pensilina dell’autostazione, eccezionalmente liberate da altri usi civici, sono allestiti gli elementi che provengono dai siti industriali dove prendono forma i pezzi e le parti dell’ingegneria autostradale. Infine nell’ex spaccio aziendale della Dalmine, restituito all’aspetto originale, con le grandi altezze interne nelle cinque navate completamente visibili, si trovano le due gallerie nelle quali sono state disposte le fotografie, che documentano la lunga campagna di ricognizione e osservazione che ha accompagnato tutte le fasi fino al 31 ottobre 2015
Mi-Bg. 49 km visti dall’autostrada
a cura di Andrea Gritti, Paolo Mestriner, Davide Pagliarini
gruppo di ricerca Elena Fontanella, Alisia Tognon, Marco Voltini, Claudia Zanda
consulenza naturalistica e botanica Gianluca Agazzi
fotografie Giovanni Hänninen
image consulting Stefania Molteni
organizzata nell’ambito del programma Triennale Xtra: in viaggio con la Triennale. Mostre ed eventi di architettura, arte e design nei capoluoghi lombardi
Fondazione Dalmine
piazza Caduti del 6 luglio 1944 1, Dalmine
Pensilina autostazione
piazzale del Risorgimento, Dalmine
Ex spaccio aziendale Dalmine Spa
via Cavour 4, Milano

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